mercoledì 3 novembre 2010

Sogno del Graal

Vorrei appuntare qui un sogno che ho fatto, dandogli come titolo "Sogno del Graal", non tanto perché questo simbolo mi sia apparso quanto perché aveva un tono , una continuità di presenza e di lucidità tali da manifestare una sorta di potere che a me risuona come una delle tante suggestioni che si leggono riguardo alle potenzialità dell'entrare in stati più creativi del proprio essere, a nuove dimensioni dell'essere nel mondo.
Si era in una situazione molto affollata di condivisione, una specie di vacanza in campeggio in cui tutti conoscono tutti, e hanno tempo per tutti -per chi sa cos'è, ricordava l'esperienza del Rainbow Gathering.

Si stava facendo una sorta di gioco, in cui ciascuno proponeva agli altri una propria idea "rivoluzionaria", e se ne discuteva ora con l'una ora con l'altra persona. La mia idea era quella di "smontare le pizzerie" -quindi non semplicemente non andarci più, o abolire, ma di disfare tutto il lavoro che era stato fatto per metterle in piedi, di giungere sì all'abolizione, ma di ricreare socialità di tipo nuovo che passassero attraverso logiche diverse dal profitto per allestire luoghi dove stare insieme, mangiare e divertirsi. Come detto si esponeva la propria proposta agli altri, e anzi si "portava con sé" la propria idea, come particolarità del proprio apparire, come l'acconciatura, o la postura, ecc. io avevo appuntato qualche slogan su una maglietta di colore nero. La mia idea, in un ambiente che poteva essere un bar o una vera e propria pizzeria usuale, riscuoteva un certo successo, e interagiva bene con le idee "rivoluzionarie" degli altri, tanto che ero riuscito ad ottenere un certo seguito e c'era chi vedeva nello "smontare le pizzerie" qualche aggancio con la propria idea.

Ad un certo momento, senza soluzione di contunuità la scena si sposta all'esterno. Io e alcuni compagni di quel gioco "della rivoluzione" siamo in stada e io ho un motorino; veniamo avvicinati da una coppia di polizziotti i quali in malo modo fermano uno di noi e puntandogli una pistola alla testa gi chiedono di un certo "Pierfranceschi". Nessuno ne sapeva niene, di certo non era uno di noi; si era creato molto nervosismo e apprensione fra noi, anche qualche timido accenno di reazione al comportamento violento dei poliziotti. Allora sono intervenuto rivolgendomi ai signori in divisa:
"Cosa volete sapere di questo Pierranceschi?"
"Dobbiamo trovare dove abita...."

Io allora apro una borsa del motorino, che conteneva alcuni oggetti, fra cui una forbice che avrebbe potuto essere usata come arma; la prendo delicatamente con due dita e la sposto, per raggiungere un altro oggetto che poteva sembrare un metro snodabile ma era invece una dettagliata mappa della città. La consegno ai polizitti, dicendo più o meno:
"Ecco, qui c'è senz'altro la strada dove abita..."
E loro: "ma non sappiamo l'indirizzo".
A ecco qui vi volevo: cercate un Pierfranceschi, non sapete dove si trova e lo venite a chiedere a noi....
Visto che mi ero messo ad aiutarli, tiro fuori il cellulare e compongo il numero del servizio per le informazioni su numeri e indirizzi (187, anche se non corrisponde).
A questo punto uno dei due poliziotti estrae un elenco telefonico,e apertolo su una pagina scrive il nome "Riini" correggendo delle lettere che apparivano in una pubblicità. E io "cosa?", "chieda di Riini".
"Ma come non era Pierfranceschi che cercavate?". "Si, ma chieda di Riini". E' quello che faccio e dall'altra parte del telefono mi risponde una voce maschile, molto affabile e cordiale. Dice: "Signor OM, desidero complimentarmi per il suo Commonwealth".
Fine del sogno.

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